Crazy Pizza il paradosso della Capitale che multa Briatore per i fiori

La questione importante non sono certo i 212 euro di sanzione amministrativa per Flavio Briatore e il suo ristorante di via Veneto. In punto di diritto è, cioè, assai probabile che Crazy Pizza, con la sua riconoscibile vetrina contornata di fiori, si trovi fuori dal perimetro dei regolamenti. E siccome nessuno può porsi al di sopra della legge, la regola non può che valere anche per Briatore e tutte le sue attività economiche. Il tema quindi è un altro e deve essere evidenziato con forza: quale idea di Roma, della sua condizione, della sua amministrazione, del suo futuro c'è in quel provvedimento sanzionatorio? È Roma una città dalle ordinate attività commerciali, dove nessuno usa un metro di suolo pubblico che non gli compete, dove solo i titolari di licenze e permessi svolgono attività commerciali, dove nessuna consorteria illegale dispone a proprio piacimento di ristoranti o negozi di abbigliamento?     È Roma una città dal traffico ordinato, priva di abitudini consolidate al parcheggio in terza o quarta fila, una città nella quale i cantieri per le riparazioni stradali si concludono a tempo di record, una città senza buche nell'asfalto? È Roma una città che ha da tempo affrontato e risolto il tema della gestione dei rifiuti, utilizzando le più moderne tecnologie ed evitando di mettere tutto in discarica? La risposta è purtroppo «no» a tutte queste domande, perché Roma è una città comunque meravigliosa ma le cui amministrazioni (combinate con le abitudini di residenti e turisti) hanno quasi sempre lavorato buttando la palla in avanti anziché affrontando i problemi.
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