Logiche e obiettivi del colpo di maglio israeliano a un anno dal 7 ottobre

Dolore e giustizia, cordoglio e implacabile perseguimento dei responsabili per l’anniversario dei disumani massacri compiuti da Hamas nel cuore di Israele. Un anno che ha sconvolto e continua devastare il Medio Oriente e tiene col fiato sospeso il mondo. Dopo le eliminazioni a Teheran e Beirut dei vertici di Hamas e degli Hezbollah, Ismail Haniyeh e Hassan Nasrallah, e la probabile uccisione anche del successore di Haniyeh a Gaza, Yehya Sinwar, il governo israeliano si accinge a sottolineare con tutta una serie di raid che hanno come obiettivi principali i rimanenti leader terroristici, le ore del lutto nazionale per commemorare le vittime delle stragi dello scorso anno e pregare per gli ostaggi ancora in vita nelle viscere sotterranee della striscia di Gaza.Una inesorabile pianificazione punitiva che ha il carattere di monito esemplare, più che una vendetta, e che dispiegherà attacchi su tutti i fronti dell’offensiva difensiva contro il terrorismo islamico scattata all’indomani dell’orrore dell’ottobre dello scorso anno: il fronte del Libano, dove l’esercito israeliano sta avanzano fino al fiume Litani, in Cisgordania dove l’obiettivo principale é il capo regionale di Hamas a Tulkarem, ed a Gaza.
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