In un articolo apparso sulla Repubblica della scorsa settimana, Valeria Rusconi sottolineava le parole che Vasco Rossi ha scritto in questi giorni come rivolgendole al padre (morto a 56 anni). Il quale nel 1943 da soldato italiano che non ne voleva sapere di continuare a combattere dalla parte di Hitler, era stato fatto prigioniero dai tedeschi e tenuto per due anni in un campo di lavori forzati.
Nell’usare come punto di riferimento quello che sta accadendo oggi nella politica italiana, Rossi figlio si è rivolto al padre e alla sua memoria così: “Non ci crederai, papà , ma sono tornati, lupi travestiti da agnelli. Bulli, arroganti, la loro propaganda e la stessa ignoranza”. E dunque, stando al significato delle parole se le parole hanno un significato, Arianna Meloni, Italo Bocchino, Ignazio La Russa, Gennaro Sangiuliano, fors’anche e almeno un po’ il ministro Alessandro Giuli, quel Luciano Lanna che la Meloni ha nominato direttore del Centro del libro e che ha appena pubblicato un cospicuo volume dedicato a una figura chiave della cultura italiana del Novecento quale Augusto Del Noce, ebbene tutti costoro sono il corrispondente puntuale dei guardiani dei campi di concentramento nazi ove Rossi padre passò due anni della sua giovinezza, se non addirittura il corrispondente dei manganellatori alla maniera di quelli che acciuffarono e uccisero Giacomo Matteotti.Leggi tutto su Ilfoglio.it
Ilfoglio.it - No caro Vasco, quelli di oggi non sono i nazi che imprigionarono tuo padre
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