Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi di S Mentana

Pochi Paesi possono dire di avere un bipartitismo muscolare come gli Stati Uniti, tale da relegare qualsiasi altra piccola forza politica a una naturale marginalità. Democratici e Repubblicani storicamente si dividono il grosso dei consensi, lasciando alle altre realtà percentuali residuali: per trovare un candidato, fuori dai due grandi elettori, vincitore in almeno uno Stato dobbiamo risalire al 1968, quando il governatore dell’Alabama, George Wallace, il segregazionista attaccato frontalmente da Martin Luther King nel suo discorso “I have a dream”, riuscì a imporsi in diversi Stati del profondo sud. Per trovare un candidato indipendente arrivare in doppia cifra dobbiamo andare al 1992, quando l’imprenditore Ross Perot ottenne il 18 per cento.Tuttavia, se la maggior parte delle volte i candidati più piccoli hanno avuto percentuali marginali più adatte a un voto di testimonianza, essi sono stati comunque determinanti per l’esito elettorale.
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