Caro Manconi la guerra al pol corr non risponde solo al desiderio di usare vecchi insulti

Mi perdonerà Luigi Manconi se ancora una volta prendo spunto da un suo intervento (“Il linguaggio inquinato”, su Repubblica di ieri) per ragionare su una questione che mi sta a cuore quanto a lui. Manconi esordisce così: “E se, alla resa dei conti, la guerra contro il politicamente corretto rivelasse il desiderio non so quanto inconscio di poter chiamare ancora negri i negri e froci i froci?”. Non c’è dubbio che per alcuni, forse per molti, sia così; ma l’enfasi sulle pulsioni individuali rischia di farci perdere di vista l’essenziale, che è un gioco delle parti tutto sociale, per il quale la contesa sul linguaggio è soltanto uno dei pretesti. Proviamo a capovolgere la domanda: e se, alla resa dei conti, la promozione del politicamente corretto rivelasse il desiderio non so quanto inconscio di porsi in una posizione superiore – ortopedico-pedagogica, come direbbe Giovanni Orsina – rispetto ai propri interlocutori? Finché non si capisce la meccanica sociale di questa altalena a Carosello di spinte e controspinte si è condannati a bollare come “allucinazione” (ancora Manconi) l’idea che Kamala Harris possa aver perso anche per questioni apparentemente così irrilevanti.
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