A Urbania La lingua dell’angelo si confonde tra le tante macerie

Il Palazzo Ducale di Urbania apre le porte all’arte contemporanea. Fino all’8 dicembre ospiterà “La lingua dell’angelo“ un’installazione di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti che si compone di macerie, video, lingua di vitello, filo a piombo, col suono originale di Paolo Marzocchi. L’intento della mostra, a cura di Alice Lombardelli ed Elisa Mossa, è di creare all’interno della collezione del Museo uno spazio e un tempo dedicato alla contemplazione del frammento come elemento di collegamento tra il passato e il presente. Ne “La lingua dell’angelo“ il frammento diventa significato e significante, riuscendo ad estrapolarsi dal contesto storico per reinserirsi in un’attualità in cui la fluidità del linguaggio si scontra con il limite della comprensione. L’installazione è quindi una parentesi all’interno del Museo, che porta gli spettatori ad immergersi in uno spazio nuovo, circoscritto dalla potenza del suono e dagli elementi installativi che dialogano tra loro tra la grazia e il terrore.
A Urbania La lingua dell’angelo si confonde tra le tante macerie

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