Legge del 1956 ormai travolta dai social

Se la civiltà di un paese si dovesse giudicare dalla qualità della sua legislazione elettorale, l’Italia rischierebbe una sonora bocciatura. La Legge che regola la propaganda elettorale risale al 1956, quando i candidati battagliavano a colpi di comizi, articoli sui giornali e manifesti che trasformavano i muri delle città in quadri di Mimmo Rotella. Una politica più vicina a Cicerone che a Elon Musk. Oggi, salvo qualche raro caso di politica vintage, i muri rimangono puliti, mentre i social network sono invasi da migliaia di contenuti di natura politico-elettorali anche nei giorni del silenzio elettorale, pensato per consentire al cittadino di esprimere liberamente il proprio voto. Una pausa di riflessione alla quale teneva molto il legislatore del ‘900, tanto da vietare, nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni, i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta in luoghi pubblici o aperti al pubblico e la nuova affissione di stampati e manifesti.
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