La restanza ripopola i luoghi e li fa rivivere

L’antropologo calabrese Teti ha fatto del tema della restanza una pietra miliare: l’idea di chi lavora in periferia, chi lavora nei territori estremi che vive la scissione fra la voglia di restare in quel territorio perche? e? affezionato, perche? sente le sue radici, perche? non ha voglia di lasciarlo e al contempo la voglia di farlo evolvere completamente, perche? i territori periferici sono territori dove non ci sono servizi, c’è improvvisazione, mancanza di prospettiva. Cesare Pavese ha detto la stessa cosa in maniera meravigliosa: «un paese ci vuole, non fosse peraltro che far andare via». Ma quando invece tutti andiamo via, cosa resta di questi paesi? È questa la riflessione che ha spinto Pasquale Bonsignore a invitare alcuni intellettuali e professionisti nella sua Sicilia, a dialogare per capire come far tornare i territori periferici luoghi vivi e vitali, in modo che l’Italia rimanga varia e ricca, biodiversa e multiculturale perché non tutti siano costretti a desiderare di essere nei centri nevralgici e anche le zone svantaggiate perché periferiche mantengano o costruiscano reti sociali, territoriali, agricole e culturali.
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  • Altre forme della restanza - Vi prego non mettete in opposizione rimasti e tornati, non fate pessimo uso di restanza, tornanza ... una possibilità per assegnare invece loro un valore specifico, propositivo, di conservazione ... (corrieredellacalabria.it)
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