Storia delle nostre pipì e l’ossessione per i cessi puliti

Tra tutte le idee di libro che sono troppo pigra per scrivere, o che non trovo il tempo di scrivere, o che scarto per i milioni di ragioni per cui chiunque faccia il mestiere di scrivere scarti idee, ce n’è una sola che sarebbe un successo certissimo e alla quale penso da una ventina d’anni. Una guida ai bar e ai ristoranti che si concentri sulle cose davvero importanti: il funzionamento del wifi, la presenza di prese elettriche vicino ai tavoli, e – elemento più importante – la pulizia dei bagni.Esercito la gratitudine con moderazione, ma sono grata quanto a quasi nessun altro alla tizia che la sera del mio compleanno, un mese fa, in un ristorante in Sardegna, si è offerta di andare a fare pipì per prima. Mi scappava tantissimo, ma sono così schifiltosa dei bagni pubblici che, pur di non entrare in uno a tasso d’igiene ignota, ero disposta a farmi esplodere la vescica o ad andare nel parcheggio e accovacciarmi a farla dietro una macchina (non sarebbe stata la prima volta: è uno dei moltissimi vantaggi del non essere famosa, poter pisciare per strada senza che nessuno si venda la foto).
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