C’erano una volta le scrivanie Lettera dall’èra muskiana

C’erano una volta le scrivanie. Non belle, massicce, spesso polverose. In ogni ufficio le scrivanie erano rigorosamente di proprietà di un dipendente. A volte, per decenni. Le scrivanie erano un mondo. I cassetti, il ricettacolo di carte di ogni tipo. Talvolta, ingolfati, si bloccavano, e allora bisognava sgottare: auguri di Natali dimenticati, biglietti di treni mai presi, spiccioli in vecchie lire. Ma, anche: furiose lettere mai spedite al direttore, disegni dei bambini, sigarette fossili, aspirine scadute. Orecchini, rossetti, nelle scrivanie femminili.   Accanto al computer C’erano le foto dei figli. La parete retrostante era ugualmente ritenuta di proprietà: quindi bandiere del Milan, anatemi calcistici, vaffa ai colleghi di destra, o di sinistra. La scrivania era ringhiosamente personale anche durante le ferie.
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