La ghigliottina social e la sinistra illiberale

«Credo sia un diritto inalienabile dell’uomo poter dire che una statua è brutta. E invece mi hanno detto di no». A dirlo, durante l’ultimo panel de Linkiesta Festival, è Simone Lenzi, ex assessore alla Cultura di Livorno, costretto a dimettersi dopo aver postato alcuni tweet «scandalosi».Sul palco dei Bagni Misteriosi, insieme a Assia Neumann Dayan, Lenzi accende i riflettori sul dibattito riguardante la libertà di espressione e i limiti della politica contemporanea. Lenzi ripercorre le vicende che lo hanno portato alle dimissioni, al termine di un mandato quinquennale come assessore.Due tweet ritenuti «scandalosi» sono bastati per decretare la sua uscita di scena: il primo, un commento ironico sulle ventotto identità di genere; il secondo, una critica estetica a una statua esposta alla Biennale di Venezia, definita «brutta».
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