Una polveriera Organici in sofferenza I numeri non tornano mai | I suicidi una sconfitta

L’istituto penitenziario pratese lo conosce come le sue tasche, ormai da vent’anni: prima come direttore a tempo pieno e ora come reggente a metà con la struttura fiorentina di Sollicciano. Ecco perché sa pienamente di cosa parla Vincenzo Tedeschi quando fa il confronto fra Prato e Firenze: se oggi a Sollicciano la proporzione fra operatori di polizia penitenziaria e detenuti è 1 a 2, a Prato si viaggia sul rapporto di 1 a 3. "Mancano circa 80 operatori penitenziari, soprattutto sottoufficiali, tra ispettori e sovrintendenti, a fronte di 360 unità previste in pianta organica. Quello di Prato è il carcere più problematico perché qui vengono riversati detenuti di altre strutture, ultimamente dal circuito umbro". Sempre facendo il paragone con Sollicciano, dentro le sbarre della Dogaia sono rinchiuse 603 persone contro i 500 detenuti di Firenze, a fronte di una capienza massima che a Prato è di 400 posti.
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