Dall’ansia di prestazione all’ansia da prenotazione Come soffre la Gen Z

Noi che credevamo che il massimo della deregulation psico-sociale degli ultimi decenni fosse l’ansia da prestazione – sessuale o professionale faceva lo stesso visto che le conseguenze più o meno si assomigliano e richiedono cure palliative o fattuali ex post da parte di quello/a che rimane a bocca asciutta o con il lavoro non fatto – nel corso di una chiacchierata dello scorso weekend abbiamo scoperto che siamo rimasti indietro. Negli Usa dei giovanissimi ricchi e affluenti che la notte del 5 novembre festeggiavano nelle università fra canti e balli ogni stato che si illuminava di blu sui tabelloni, salvo scoprire, già sbronzi, Come la mappa degli Usa andasse colorandosi di rosso, una delle app più frequentate del momento permette di prenotare un tavolo nei ristoranti più “coveted”, più ricercati, usando per esempio la voce di Leonardo DiCaprio e dunque lasciando a lui, avatar fonetico, il rischio di sentirsi rispondere che no, non c’è posto, richiami fra un mese, e dunque di restarci male.
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