La dottoressa Valentina mi ha ricusata evviva la sanità migliore del mondo

Gentile dottoressa Valentina, inizio a comporre nella mia mente questa lettera mentre, alle sette di sera, corro in farmacia prima che chiuda perché mi sono accorta d’aver finito le statine. Non ho la ricetta, perché l’unica cosa cui serva un medico della mutua a una persona non povera è fornirle ricette casomai la farmacista si facesse venire uno scrupolo.E infatti, pochi minuti dopo, la farmacista mi dirà «e la ricetta?», che è una domanda alla quale devo sempre sforzarmi di non obiettare «ma cosa prendete una laurea a fare se poi neanche sapete distinguere tra un tossico che vuole la morfina e una tizia che è assai implausibile abbia deciso di autoprescriversi pastiglie per abbassare il colesterolo?».La ricetta non ce l’ho, le dico che il medico è andato in pensione e devono ancora assegnarmene uno nuovo.
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