Quando la morte di un figlio diventa uno show

Ignoro il motivo per cui qualche giorno fa l’algoritmo di Instagram abbia deciso di mostrami il profilo di una famiglia americana con una bambina di dieci anni appena spirata per un tumore, ma tant’è, è successo, ed io mi sono ritrovata catapultata in una serie di video, foto, reel, con tanto di sottotitoli, in cui il corpo e l’anima di questa piccolina, devastati dalla chemio e dalla malattia, venivano mostrati senza un minimo di pietas, senza il rispetto che qualsiasi essere umano dovrebbe avere nei confronti di un altro essere umano, figuriamoci nei confronti del proprio figlio.Erano reportage del dolore veri e propri, con tanto di zoom su quelle piccole braccia martoriate da aghi troppi grandi, e su quegli occhi ormai vuoti, con tanto di richieste di sorridere ai follower, e sono rimasta così turbata da dover chiudere velocemente quella pagina e quel social per un po’, con una sola domanda in testa: perché? Perché aggiornare quotidianamente un profilo che mostra in diretta la vita e la morte di tua figlia, tra una chemio, un sondino, una padella, una conchetta per il vomito, e soprattutto com’è possibile che dei genitori decidano scientemente di ledere la privacy e la dignità del sangue del proprio sangue, mostrando una devastazione fisica e mentale, che tra le altre cose, nemmeno gli appartiene?Ho pensato che forse in quei momenti la lucidità possa venire meno, che si abbia bisogno di un abbraccio più grande, che nei cuori e nelle condivisioni dei follower queste persone si illudano di essere circondati di amore vero, ignorando che la maggior parte dei seguaci abbia il culto della pornografia del dolore, un allontanare la paura che possa succedere a me, perché sta succedendo ad altri, arrivando quasi a pensare che la morte faccia parte di un disegno più grande, per quelli profondamente credenti, come una sceneggiatura di cui conosci già la fine, e visto che ormai sai già cosa accadrà nelle ultime scene, nel mentre  e tutto intorno, ci costruisci uno storytelling, come se fosse una serie tv, solo che quella è la vita e la morte di tuo figlio.
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