Quei liberali coi mercati degli altri

Giacomin Quando un uomo con una banca incontra un uomo con uno scranno parlamentare, qualcuno si fa male. A volte le banche, a volte la politica. A volte, entrambe. Saggio è lasciare giudicare l’offerta di Unicredit su Banco Bpm a chi di competenza: il mercato, per il valore economico. Le autorità di vigilanza per le regole: l’Antitrust, Banca d’Italia-Bce, Consob. Evitando movimenti scomposti. Questa volta, rispetto al passato, c’è un elemento in più: il golden power. Il potere del governo di intervenire a difesa di interessi strategici nazionali. L’Ops di piazza Gae Aulenti su piazza Meda ha stropicciato la tovaglia apparecchiata dal governo per creare il terzo polo bancario attraverso la cessione di una quota di Mps in mano statale, a un pool di investitori tra i quali Banco Bpm. È sufficiente per il golden power? Allarghiamo lo sguardo: nel 2024 – notava qualche mese fa un rapporto curato da Martin Kinsler, portfolio manager di Man Group – nell’Ue e nel Regno Unito ci sono state già 35 operazioni di fusione-acquisizione.
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