Quel che resta del Futurismo

Era l’imperativo del Futurismo, il movimento più vitale del Novecento tra pittura, letteratura e teatro. Un «incendio creativo», appiccato da Marinetti, che troppo presto diventò cultura accademica e appoggio politico. Ma cosa è stato il Futurismo che mise a soqquadro il mondo? Il prossimo 2 dicembre nell’ottantesimo anniversario della scomparsa del suo fondatore, Filippo Tommaso Marinetti, si aprirà alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma una grande mostra, con tanto di convegno e catalogo sul Futurismo. Proviamo a rimetterne insieme i cocci. Per cominciare, audacia è la parola d’ordine del Manifesto futurista. L’entusiasmo per l’infinito, l’ebbrezza delle velocità che corre verso la luce e l’assoluto. Anche i verbi nel Futurismo vanno all’infinito, mentre le parolibere nuotano nel cielo e la punteggiatura va a farsi benedire.
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