Qualcuno ci salvi dalla retorica di Roma città più bella del mondo

Le città, come le Costituzioni, non dovrebbero semplicemente essere belle. Dovrebbero, in realtà, essere funzionali e al passo coi tempi, adeguate alle sfide sempre più complesse e articolate del contingente, parametrate queste a un unico criterio di base, la vivibilità. Roma è stata ombelicalmente vittima del suo stesso fascino, della sua storia, del suo mito, delle sue rovine e delle sue chiese, delle sue bellezze passate di secolo in secolo, con giusto qualche crepa e qualche ruga in più. Trasformata in un parco giochi inerte, museale, in una necropoli chiusa in sé stessa, in beata contemplazione, invasa da turisti sciamanti e vocianti. Salvo poi, dopo aver nutrito e coltivato la retorica della città che potrebbe beatamente e riccamente vivere di solo turismo, coi cittadini in panciolle a suonare il mandolino e a girare il sugo caldo sui fornelli, iniziare a lamentarsi del turismo di massa, celato dietro il patetico anglismo sociologico che si conosce come overtourism.
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