Il vizio mediatico di abusare dei luoghi comuni sul Medioevo

In Italia l’uso giornalistico di luoghi comuni «medievali» dilaga. All’epidemia contribuiscono i discorsi dei politici, che da un lato assorbono il lessico dei mass media, dall’altro lo alimentano, in un interscambio di stereotipi che, ripetuti nel tempo, si consolidano. Non a caso gli storici accademici, medievisti in testa, sono spesso insofferenti nei confronti dei giornalisti e dei comunicatori a vario titolo (conduttori, influencer, youtuber, ecc.); tanto che di solito l’etichetta «stile giornalistico» equivale a una bocciatura quando, in ambiente universitario, si giudica un libro.(.) È vero che gli stereotipi sul Medioevo sono diffusi in tutte le società con una matrice europea e cristiana, in Europa e fuori: basti pensare al fatto che il medievalismo, inteso come campo di studi dedicato all’esistenza di un rapporto tra il Medioevo che è esistito e il Medioevo immaginato successivamente, è nato negli anni Settanta e Ottanta del Novecento negli Stati Uniti.
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