La testimone delle bombe su San Biagio | Evitammo la strage grazie a un funerale

(detta Ianna) * La funzione religiosa in forma solenne, una benedizione e un ringraziamento per essere ancora vivi, la prima dopo la fine dell’occupazione tedesca, fu anticipata di un’ora per sopraggiunti impegni di don Pietro Garbin e di altri salesiani, chiamati a occuparsi di un funerale. La chiesa era gremita con tante persone anche sul sagrato che accorsero per devozione ma anche per il grande carisma di don Garbin che con la sua sola presenza attirava molti fedeli. Terminata la funzione, mio fratello Carlo (che aveva 8 anni) e io rientrammo subito nella nostra casa di via Emilio Dandolo che si trovava e si trova ancor oggi a poche decine di metri dalla chiesa. Eravamo ancora sul portone quando alcuni soldati – inglesi o neozelandesi non ricordo – che avevano occupato la nostra casa dopo che i tedeschi se n’erano andati, ci afferrarono e ci buttarono a terra senza che noi capissimo cosa stava accadendo.
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