In Russia i conti non tornano L’allarme dei banchieri

Prima erano i numeri a parlare. Ora sono i banchieri, ma il filo rosso è sempre lo stesso: l’economia russa non è quello che sembra. Gli steroidi dell’industria bellica non bastano a dare l’impressione di un sistema forte, sano, immune alle sanzioni mosse dall’Occidente. Formiche.net ha più volte raccontato, smascherandolo, il grande bluff del Cremlino, che solo apparentemente sembra dotato di anticorpi alle misure che da due anni e mezzo hanno infilato l’ex U in una specie di caverna, con la sola, peraltro ambigua, alleanza della Cina.Riavvolgendo il nastro, se l’economia dell’ex U finora non è crollata sotto il peso delle sanzioni, lo si deve solo al fatto che la produzione bellica ha garantito quella domanda necessaria a generare Pil. Ma proprio quella stessa domanda ha innescato una delle più insidiose e pericolose spirali inflattive che la Federazione ricordi, costringendo la Bank of Russia, guidata dalla tutt’altro che mansueta Elvira Nabiullina, a portare i tassi al 21%.
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