Visi e voci dei vivi in Ucraina nel docufilm di Francesca Mannocchi

La notizia Ucraina di ieri era in un trafiletto, o nemmeno: Zelensky ha obiettato ai media internazionali secondo cui le perdite militari ucraine ammontano a 80 mila morti. Il numero reale, ha detto, “è minore, molto minore”. Senza fornirlo. Bisogna augurarsi che sia così. E intanto osservare che si è andata diffondendo un fischiettio da fine imminente della guerra. Infondato, ma prezioso a capire la renitenza di chi è mobilitato per il fronte. Morire in una specie di tempo supplementare, quando giri voce che sia già stata fissata la fine e si serve solo a fare numero, è la più penosa delle prospettive. Fa temere di disertare non la guerra, ma la vita. L’aria da fine della guerra è davvero infondata. Ma spinge a ricordarsi dell’inizio. Non del 2014, in cui tiene a fissare l’inizio chi cancella l’enormità del 24 febbraio e dell’invasione.
Visi e voci dei vivi in Ucraina nel docufilm di Francesca Mannocchi

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