Arrigo Cajumi l’uomo che da Torino vide muoversi un pezzo di storia d’Italia

Vero o non vero quel che qualcuno scrisse a suo tempo, che era stata l’Italia a conquistare il Piemonte, a marchiarlo della sua bellezza e della sua creatività, a farne uno stato a sé e che stava in testa a tutti gli altri, è certamente vero il contrario, che il Piemonte ha fatto di tutto per conquistare l’Italia a darle il profilo che sappiamo. Coloro che in Italia amano i libri sanno bene che nell’Italia del Novecento la capitale dell’editoria è stata a lungo Torino, a cominciare dal fatto che nel 1933 l’allora ventunenne Giulio Einaudi (figlio di un futuro presidente della Repubblica) vi fondò assieme ad alcuni suoi compagni di studio la casa editrice Einaudi. Ebbene proprio in questi giorni la più importante collezione privata di libri editi dalla Einaudi dagli anni Trenta agli anni Ottanta, quella collezione che Claudio Pavese (nessuna parentela con lo scrittore) aveva intrapreso più di trent’anni fa, è stata trasferita nei locali milanesi della Fondazione Biblioteca di via Senato.
Arrigo Cajumi l’uomo che da Torino vide muoversi un pezzo di storia d’Italia

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