Imparare a memoria ‘serve’? Partendo da Paolo Di Paolo ho fatto una piccola indagine

Paolo Di Paolo, scrive per il Mulino, Rimembri ancora, un saggio sul perché amare da grandi le poesie studiate a scuola. Un libro che mi ha impegnato in una piccola indagine sulle poesie studiate a memoria dalla mia generazione in giù. Delle persone che ho consultato non ce n’era una che non ricordasse con piacere delle strofe, solo qualcuno ne lamentava la lunghezza. Tutti concordi invece sul fatto che Imparare a memoria “serve”, a che cosa è più difficile da definire.Ne parlo anche con Gisella Colombo, un’insegnante del Liceo Leonardo da Vinci di Milano, che da poco ha deposto il registro, e che oggi si dedica ad approfondire accademicamente il dialetto milanese, mi dice che pochi ragazzi rifiutavano questo tipo di studio, e che al di là di quanto sia piacevole ritrovarsi a recitare qualche verso, con ogni probabilità i nostri neuroni ne ricavano un giovamento: “la poesia rimane”.
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