Atreju quella normale dialettica che spaventa la sinistra

Il discorso di chiusura di Atreju pronunciato da Giorgia Meloni è stato accolto con disappunto e sopracciglio alzato. La replica della premier alla Camera anche. Addirittura si è parlato di toni “mussoliniani”, di “attacchi isterici”, di postura non istituzionale. Al solito. Si è detto che Meloni è andata all'assalto dei “nemici”: Landini, Prodi, Saviano, Schlein. A nostro avviso non si addice a questi quattro la categoria di “nemico”. Il nemico vero della destra meloniana è l'immobilismo, la difesa dello status quo facendosi scudo della Costituzione più bella del mondo e della retorica tardiva dell'antifascismo. Ma torniamo allo scandalo con cui è stata accolta l'elencazione dei presunti “nemici”. C'è davvero da indignarsi? O non è forse proprio la dialettica amico-nemico la categoria che rende tale la sfera politica sulla scorta della lezione di Carl Schmitt? Un'annotazione venuta fuori in un dibattito televisivo su La7 da parte di Luigi Manconi.
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