Scempio sotto la torre di Gnicche | il degrado creativo che Arezzo non sapeva di meritare

Arezzo, città d’arte, cultura e – a quanto pare – pattumiera a cielo aperto. L’ultima opera dell’ingegno umano? Una discarica improvvisata a pochi passi dalla torre di Gnicche e dall’acquedotto Vasariano, luoghi che qualcuno, un tempo, avrebbe definito “patrimonio paesaggistico”. Ma perché accontentarsi di ammirare secoli di storia, quando si può godere dello spettacolo unico di uno scarico di suppellettili abbandonati in tutta la loro gloria? L’idea, immortalata dalla ciclista Bruna Benci (che ringraziamo per il reportage stile National Geographic del degrado), sembra quasi una provocazione artistica. Si può intuire un certo “concept” dietro il posizionamento casuale degli oggetti: un omaggio al caos, un’invettiva contro l’ordine e il decoro urbano. Dopo tutto, perché limitare il degrado ai cassonetti quando possiamo esportarlo in mezzo alla natura? Un tocco di ironia agricola: mesi fa, proprio lì, un orto era stato avviato e poi abbandonato.
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