Autori fantasma e algoritmi truccati così Spotify risparmia sui diritti da pagare agli artisti

Diversi dipendenti di Spotify hanno dichiarato che il gigante dello streaming musicale li avrebbe forzati a inserire nelle playlist musica creata da artisti inesistenti per ridurre le riproduzioni dei brani dei musicisti reali e di conseguenza risparmiare sui diritti. Le rivelazioni sono contenute in un libro recentemente pubblicato dalla giornalista Liz Pelly, che da anni si occupa del tema di quelli che vengono definisti «artisti fantasma»: Mood Machine: The Rise of Spotify and the Costs of the Perfect Playlist.Qualche artista vero in un mare di artisti fantasmaSecondo quanto riporta la giornalista, Spotify avrebbe al centro del proprio algoritmo un sistema chiamato Perfect Fit Content (Pfc) elaborato per dare priorità a brani creati da case produttrici legate a Spotify a costi limitati.
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