L’inferno oltre il muro di cinta Sovraffollamento e solitudine | Una lotta per la sopravvivenza

Un suicidio e dieci tentativi, 411 posti, 716 detenuti: numeri che raccontano il Sovraffollamento del carcere di Monza. Ieri, la visita della più numerosa delegazioni di attivisti e amministratori che sia mai entrata nelle sue celle, "per toccare con mano cosa voglia dire viverci", dice Roberto Rampi, della segreteria di “Nessuno tocchi Caino“, ex senatore del Pd, in prima linea per la causa dei detenuti. Con lui Sergio D’Elia alla guida del gruppo. Per tutti, "un pugno allo stomaco" fra i tentativi di umanizzare una struttura che non riesce a garantire i diritti costituzionali e la speranza che nasce dall’immagine di papa Francesco che "apre la porta santa del Giubileo a Rebibbia. Il Papa ha scelto l’uomo cattivo – dice D’elia –, un invito alla riflessione per tutti". Nel pomeriggio a Concorezzo, alla sede dell’associazione Minerva, una riflessione pubblica sull’esperienza.
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