La seconda vita di Palmieri e il diritto alla speranza

In un piccolo centro del nostro meraviglioso Sud, immerso in una campagna dalla fragranza tra impressionismo e divisionismo (Monet e Fattori), giunge una giovane donna (Marianna Fontana: bel lavoro in sottrazione), dai capelli raccolti a coda, modesta nel vestimento, silenziosa, con grandi occhi neri che nascondono un segreto. Usa una identità non sua. «Anna», dice di chiamarsi. Il responsabile della biblioteca, Marco, la assume come bibliotecaria perché è rimasto colpito dalla sua lettera-richiesta di lavoro (nel sottofinale, vedremo che il suo “gentile interesse” era stuprarla). Ma ella, tra i suoi sguardi di cerbiatta timorosa anche del fruscio di una foglia e i suoi silenzi tra frase e frase, in quegli spazi bianchi tra una parola e quella che segue, gravidi di passato e spaventati dal futuro, cerca di rinascere.
La seconda vita di Palmieri e il diritto alla speranza

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