L’equivoco su Israele e la forza necessaria per proteggere la sua libertà

È sicuramente ben intenzionato l’articolo di Ernesto Galli della Loggia, intitolato “La forza di Israele”, pubblicato il 30 dicembre dal Corriere della Sera. A proposito della guerra di Gaza, e della riprovazione che essa suscita presso larga parte dell’osservazione occidentale, Galli della Loggia spiega che si tratta, per un verso, del fatto che l’ebraismo conserva un vincolo con la dimensione della forza e della disponibilità a usare di questa fino in fondo, la quale dimensione «si traduce nella fredda adozione del principio di realtà nel quale trova posto anche la dimensione umanissima e primordiale (e perciò per il nostro bon ton insopportabile) della vendetta»; per altro verso, e cioè sul fronte della reazione occidentale al dispiegarsi di quella presunta attitudine arcaica dell’ebraismo guerriero e vendicativo, l’illustre commentatore del Corriere si domanda se «la riprovazione che ci piace muovere a Israele per il suo uso spregiudicato della potenza», non sia forse «solo un modo per cercare di nascondere a noi stessi la nostra impotenza».
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