Quando la Pop Art apre le porte al carcere Ciccotti recensisce Made in Jail

Nel quartiere Tuscolano (presso la fermata “Numidio”), su via Tuscolana, a Roma, dal 1999, esiste un laboratorio di serigrafia che stampa magliette, felpe e gadget, prodotti regolarmente in vendita al pubblico. Esso è ospitato in un locale «sequestrato alla mafia e intitolato a Massimo Schietroma», un artista di immagini su tessuto, come recita la targa dedicatoria.Matteo Morittu e Gianluca Calabria, due giovani autori romani, hanno dedicato un fine documentario che racconta la storia di “Made in Jail”, innovativo laboratorio di serigrafia, che nasce, nelle carceri romane come corso dedicato ai reclusi, ben trentacinque anni fa.Il documentario (83’), omaggiando il laboratorio di cui porta lo stesso nome, Made in Jail, è un’opera coraggiosa, considerando anche la produzione a basso costo, iniziata nel 2019, poi rallentatasi a causa della pandemia e, infine, terminata e presentata alcuni giorni fa a Roma.
Quando la Pop Art apre le porte al carcere  Ciccotti recensisce Made in Jail

Formiche.net - Quando la Pop Art apre le porte al carcere. Ciccotti recensisce “Made in Jail”

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