Quando sacrificare una notizia è un atto di responsabilità e un dovere

Al direttore - Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano).Michele Magno Al direttore - Lei è un esempio per tutti nel nuovo anno. Scrive e si mette in gioco perché non si arrende alle ingiustizie. Un suo pensiero mi ha colpito. Molto semplice. Noi non sappiamo apprezzare la fortuna di vivere nella libertà, un privilegio che non esiste nella maggior parte dei paesi. Come suggerisce Jason Rezaian, giornalista del Washington Post che ha passato 544 giorni nella sezione 2A del carcere di Evin, a Teheran, dal luglio del 2014 al gennaio del 2016 (in un bell’articolo di Paola Peduzzi sul Foglio) dobbiamo cercare di fare “più rumore possibile” per chiedere la sua liberazione. Non è vero che il silenzio aiuta le trattative per la liberazione. Rezaian ricorda che anche i carcerieri erano condizionati dalla mobilitazione dell’opinione pubblica e si trattenevano.
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  • sacrificare notizia atto responsabilitaQuando è giusto sacrificare una notizia. Lode alla stampa responsabile su Cecila Sala - In Iran, la libertà è un reato. In Iran, il giornalismo è un crimine. Unite i due concetti e capirete cosa c’è in ballo oggi con la nostra Cecilia. Forza, riportatecela a casa. (ilfoglio.it)
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