La trasformazione delle terre di confine da paludi a metropoli

Il margine. L’orlo. L’interfaccia tra centro urbano e natura selvaggia. Desakota. Zona grigia. Interzona. Area rurbana. Zona periurbana. Sobborgo. Periferia. Terrain vague. Hinterland. Esistono molti termini per definire le misteriose terre di confine delle metropoli, il luogo in cui la città sprofonda nella natura. Victor Hugo la chiamava «campagna un po’ bastarda»: «Osservare il suburbio significa osservare l’anfibio. Fine degli alberi, principio dei tetti, fine dell’erba, principio del selciato, fine dei campi, principio delle botteghe».Se solo la linea di demarcazione fosse così netta. Spesso il confine urbano è una zona di transizione. Il termine desakota è composto dalle parole indonesiane desa (villaggio) e kota (città): descrive una zona liminare, dove l’agricoltura intensiva e la vita rurale si intersecano con le aree industriali, i sobborghi residenziali, i villaggi abusivi e i grovigli di strade.
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