Non solo Cuoppo e pizza fritta | a Napoli lo street food è anche quello dei vecchi trippai

Durante il periodo borbonico, Napoli era una città molto popolosa, segnata da una forte disuguaglianza economica tra le classi sociali. Questa disparità ha portato la popolazione a reinventarsi, soprattutto in ambito culinario: la cucina povera, infatti, si distingueva per la sua ingegnosità, trasformando ingredienti di scarto in piatti ricchi di sapore e sostanza. Nella cucina popolare partenopea, niente veniva sprecato.La tradizione delle zendraglieUna volta, i tagli meno pregiati degli animali, le interiora e scarti di lavorazione, venivano gettati letteralmente dalle finestre delle case nobiliari e recuperati dai poveri per sfamarsi. Da questa usanza deriva il termine “zendraglie”, che traduce il francese “entrailles", viscere, interiora. Quando il popolo partenopeo sentiva gridare "Les entrailles!", sapeva che i servitori di corte (spesso i cuochi erano francesi) annunciavano che stavano per gettare i resti delle cene di palazzo, e le persone, soprattutto le donne, affamate, accorrevano per accaparrarsi un pezzo di carne tra urla e frastuoni.
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