Cosa c' è dietro il viaggio di Giorgia dall' alleato Trump

L'aereo di Stato è decollato ieri da Roma, destinazione Palm Beach, Florida. Giorgia Meloni è volata a Mar-a-Lago per un faccia a faccia con Donald Trump che è stato concordato personalmente nei giorni scorsi, i due hanno un rapporto diretto, i leader decidono, gli staff eseguono. La sorpresa è di chi dopo oltre due anni non ha ancora compreso come funziona la diplomazia meloniana e continua a sottovalutare la proiezione internazionale dell'Italia e del Presidente del Consiglio. Meloni guida il governo più stabile in Europa, è un elemento chiave del Consiglio Ue e degli equilibri della nuova Commissione europea, è inoltre uno dei componenti anziani del G7 dove tutti i leader o sono caduti o sono in rapida decadenza. Meloni conosce i dossier più complessi che interessano la nuova amministrazione americana che si insedierà il 20 gennaio: l'Ucraina, prima di tutto, uno dei punti più delicati per il Congresso a guida repubblicana, dove la premier ha un solido rapporto con Zelensky; il Medio Oriente, l'Africa e il Mediterraneo, dove l'America ha bisogno di collaborazione, relazioni multiple e fonti affidabili (a cominciare dall'intelligence) che l'Italia può assicurare; l'Est Europa, uno spazio immenso e frammentato di popoli e nazioni dove Meloni ha connessioni stabili di antica data, un puzzle di Stati che anche per la politica estera di Trump resta lo storico “cuscinetto” con la Russia, a cominciare dalla Polonia (basta rileggere il discorso che l'allora Presidente tenne il 6 luglio del 2017 a Varsavia, nella simbolica Piazza Krasinski, dove sorge il monumento dedicato alla rivolta di Varsavia del 1944); la partita dei dazi sul commercio, degli investimenti nel settore della Difesa e delle forniture di energia, un tris di carte che Trump calerà nel negoziato con Bruxelles per riequilibrare la bilancia commerciale americana con la spesa militare, l'aumento dell'export di gas liquido e petrolio verso l'Europa e la protezione del Made in America.
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