Perché un whisky parla di gelato e una vodka parla di Warhol

Durante le feste di Natale può capitare con più frequenza di passare in rassegna gli scaffali in cerca di un regalo, indugiando di fronte a quello dei vini o a quello dei distillati e notando, inevitabilmente, alcune differenze significative.Per prima cosa, difficilmente vedrete un’etichetta di vino che parla di qualcosa che non sia vino, mentre all’alzarsi della gradazione il fenomeno si verifica.Non è una questione chimica e non è neanche matematica, ma pare evidente che nel mondo degli spirits il marketing osi sempre un po’ di più. Un motivo c’è, Perché sebbene questo panorama sia composto da moltissimi artigiani, la fetta più imponente della torta è composta da aziende enormi, grandi gruppi multinazionali che raggruppano al proprio interno tanti brand diversi. A ciascuno di questi brand corrisponde spesso uno specifico pezzetto di mercato, certe volte le multinazionali li acquisiscono proprio per andare a raggiungere consumatori che ancora non conoscevano, altre invece elaborano strategie ad hoc per modificare la percezione di un brand e permettergli di suscitare nuovi interessi da parte di chi acquista.
Perché un whisky parla di gelato e una vodka parla di Warhol

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