Nuove esposizioni Gli immersi e i salvati da una mostra 

C’è una parola fastidiosa e abusata che da qualche tempo accompagna l’esperienza artistica e museale: si tratta di immersività. Il manufatto è sostituito da proiettori, il dettaglio diventa protagonista, la cornice scompare (cosa direbbe Benjamin? L’opera d’arte nell’epoca della sua proiettabilità al Mudec). La materia non serve. L’utente come un sub si butta in un’esperienza “plurisensoriale” – fondamentalmente visiva e sonora – e “a 360 gradi”, come nei luna park un tempo dove si andava per provare una momentanea giocosa paura nella Casa Infestata. Nuova frontiera delle mostre blockbuster dove i curatori sono sostituiti dall’Ai e dagli “Oculus di ultima generazione”. Il grande nome che tutti conoscono – Van Gogh, Klimt, Monet, paesaggisti giapponesi – diventa accessibile senza dover andare al Getty, viene sparato in dimensioni enormi tutto intorno a te, come la banca di Ennio Doris.
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