La pittura senza schemi di Antonella Cappuccio | L’arte è un gioco che non finisce mai

Il motto ficiniano “Iocari serio et studiosissime ludere” potrebbe stare inciso sull’ex scuderia del palazzo di Trastevere dove lavora – e si diverte – Antonella Cappuccio, artista dispari prima di tutto perché non si sa a quale casella ascriverla. È stata fra i neomanieristi poi ha proseguito da sola tra pittura sacra e profana, attingendo alla letteratura e al teatro, impiegando tecniche tradizionali dall’olio al pastello all’incisione, e tecniche o materiali non convenzionali come il plexiglass. Utilizza stoffe e carta, l’ago e il filo, poi torna ai pennelli e alla matita. Ha appassionato alla sua opera anche i tre figli e li ha tenuti talvolta per modelli. Nessuno ne ha seguito le orme ma tutti e tre si sono dedicati alL’arte preferendo il cinema: Gabriele, Laura e Silvio Muccino (che si è votato pure alla scrittura).
La pittura senza schemi di Antonella Cappuccio |  L’arte è un gioco che non finisce mai

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