La faida i maltrattamenti i ricatti | cosa c’è dietro i motivi comprensibili del duplice femminicida di Modena

È il 13 giugno 2022 quando un ragazzo chiama il 112 a Castelfranco Emilia: «Aiuto, c’è mio padre pazzo che ha ucciso mia sorella». Salvatore Montefusco ha appena sparato a Renata Trandafir in giardino. E sta andando verso Gabriela, sua madre. Il giovane si sveglia per i colpi del fucile semiautomatico Beretta modificato con matricola abrasa e canne mozze. E prova a fare da scudo a sua madre. L’operatore del 112 la sente ansimare: è stata già colpita a un braccio. Poi sente dall’altro capo del telefono l’ultimo colpo, quello che serve a ucciderla. Lui, il ragazzo, scappa nei campi che separano Modena da Bologna. E un anno più tardi, durante il processo per duplice omicidio nei confronti del padre, dirà che in famiglia c’era «una faida» spesso iniziata dalle due donne. Contribuendo così alla sentenza che ha evitato a Montefusco l’ergastolo.
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