Botte coltelli e l’ombra dei Latin King Gli aggressori del Nei si difendono

"Ho degli ordini, ti devo ammazzare, devi essere eliminato perché conosci degli infami". E giù le coltellate. La prima allo stomaco, poi una bottigliata in testa tanto violenta da sfondare il vetro e far perdere i sensi alla vittima. Poi le altre coltellate, 12 in tutto, tutte sferrate in parti vitali. Un bagno di sangue, e l’ombra dei Latin King. Una ricostruzione ora contestata dalla difesa degli imputati, tre giovani ecuadoriani, uno ancora detenuto in carcere, chiamati ieri all’udienza preliminare davanti alla giudice del Tribunale di Monza Francesca Bianchetti per rispondere del tentato omicidio di un coetaneo connazionale la sera del 20 giugno scorso nei pressi dei giardini pubblici del Nei, in via Enrico da Monza. Tutti hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato, ma uno dei difensori, l’avvocato Paolo Francesco Rivolta, ha ottenuto di discutere nella prossima udienza fissata a febbraio la sua consulenza medico legale di parte secondo cui le ferite non potevano essere mortali e non sono state inferte con il coltello, ma con il coccio di una bottiglia: la stessa vittima è stata immortalata in un video mentre la impugnava.
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