Il giornalismo indipendente di IranWire è un faro sull’oscuro regime degli ayatollah

L’Iran perseguita i dissidenti rifugiati all’estero, attaccando e tentando di screditare i media in esilio e i giornalisti che ci lavorano, come dimostra quanto accaduto alla giornalista italiana Cecilia Sala veniva arrestata all’aeroporto di Teheran e condotta alla prigione di Evin, poco fuori dalla capitale. La storia del suo arresto, una probabile rappresaglia per l’arresto dell’ingegnere iraniano Mohammed Abedini Najafabadi, avvenuto pochi giorni prima all’aeroporto di Malpensa, delle negoziazioni per liberarla e della sua liberazione l’8 gennaio hanno occupato le prime pagine dei giornali italiani e della stampa internazionale.Se la storia di Sala ha avuto un lieto fine, tuttavia, molte storie simili alla sua hanno avuto un esito meno lieto. Negli stessi giorni in cui si trattava per liberare Cecilia Sala, un cittadino svizzero detenuto in Iran è morto in cella: secondo le autorità si è suicidato.
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