Uomini e campioni | ricordiamo Armando Picchi

Alla Juventus non era mai arrivato un allenatore così giovane, ma si respirava aria di grandi cambiamenti: il presidente Vittore Catella stava per passare la mano a Boniperti, con Italo Allodi fresco general manager. Il decennio si era aperto con due scudetti, ma per il resto aveva riservato risultati mediocri, impennata di Heriberto Herrera a parte, ed aveva anche portato la grande paura della retrocessione. C’era voglia di rinascere e Picchi sembrava proprio l’uomo giusto per rinverdire i fasti passati. Diceva Boniperti: «È giovane, serio, preparato, soprattutto ha una rabbiosa voglia di sfondare». Era arrivato in serie A, da giocatore, venticinquenne; Paolo Mazza lo aveva acquistato dal Livorno in serie C per lanciarlo in una sorprendente Spal, classificatasi al quinto posto. L’Inter lo aveva preso subito, lasciando alla Juventus il suo compagno di difesa, il più modesto Bozzao, ed erano stati sette anni indimenticabili: scudetti, coppe europee, coppe mondiali e, sulla soglia della trentina, anche la prima di dodici maglie azzurre.
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