Breve guida alla retorica inattaccabile dell’esercito dei giustificatori antisemiti

Come ha notato (mi pare soltanto) l’amico Guido Vitiello, il dibattito – chiamiamolo così – sul caso bolognese dei giorni scorsi, con i disordini che in quella città hanno lambito gli edifici della Comunità Ebraica e la sinagoga annessa, denuncia il ricorrere ormai addirittura tipizzato dell’approccio antisemita. In un primo momento, quando non si trattava del fatto che la sinagoga fosse stata vandalizzata – perché quella era la notizia – la fogna antisemita si mobilitava per scriminare, quando non per rivendicare la giustezza, del gesto. Una scritta sulla «giustizia per Gaza» sul muro della sinagoga, infatti, era l’innocuo se non addirittura dovuto segno di sdegnata denuncia del genocidio in corso laggiù. Insomma, secondo un’impostazione che ormai gode di qualche buon riscontro, se non è proprio encomiabile è almeno comprensibile che gli ebrei del mondo, siccome non emettono dichiarazioni sul nazismo di Israele, siano molestati nei loro luoghi di culto.
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