Quel carillon cinese che ispirò Puccini per la sua Turandot

È un suono esotico che racconta mondi, civiltà lontane. Al Museo Teatrale alla Scala nell’ambito della mostra "Puccini - Opera Meets New Media" prorogata fino al 19 gennaio è esposto, per la prima volta, il carillon cinese dal quale Giacomo Puccini trasse musiche per la sua Turandot. La "Puccini - Opera Meets New Media", ideata da Archivio Storico Ricordi e da Bertelsmann. Il carillon, come racconterà la regista Alessandra Premoli che lo ha riscoperto dai collezionisti proprietari, fu acquistato nel 1918 dal barone Edoardo Fassini Camossi, tenente colonnello del Regio Esercito impegnato nel contingente italiano in Cina. Era un oggetto speciale, costruito in Svizzera per il mercato cinese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e suonava tre motivetti: due vecchie musiche popolari, Mo Li Hua (Fiore di gelsomino), Le tre maschere, la Marcia Imperiale, inno del Celeste Impero fino al 1911.
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