Il filo verso i campi della morte Settanta i deportati da qui

I passi del dolore, i passi pesanti. I primi sono quelli che porteranno anche il sindaco Ghinelli e il vescovo Migliavacca a varcare il cancello di Auschwitz, oltre quella scritta "Il lavoro rende liberi", velo di falsa saggezza sul trionfo dell’orrore. Gli altri erano i passi di chi percorreva le poche decine di metri dai vagoni della morte al campo di concentramento. "No, campo di sterminio" corregge giustamente Liliana Segre ogni volta che senta quelle parole. E tra quei passi ce n’erano anche diversi che si erano incrociati con Arezzo. Su 675 ebrei deportati dalla Toscana, risulta che una settantina vivevano o erano stati arrestati qui da noi. L’elenco straziante di quei nomi è in un libro che non lascia nulla ai fronzoli ed entra nella pelle: "Il libro della memoria", Liliana Picciotto, tra giustizia e rigore scientifico, da anni li ha messi in fila.
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