Le maestre di una volta spesso restavano zitelle per scelta o perché l' inseguimento di una cattedra significava perdere l’occasione di sposarsi

«Noi futuristi lanceremo un manifesto alle signorine. Apriremo una formidabile inchiesta su queste martiri e su queste sciagurate, indicheremo (.) la possibilità della loro emancipazione verso l’amore». Era il 1918 quando Emilio Settimelli, autore di questa invettiva, turbolento autore futurista, fascista (poi pentito), prendeva a cuore, a modo proprio, la questione delle “zitelle”. Libri di donne sulle donne: 7 romanzi da non perdere X Leggi anche › Dacia Maraini: «Le donne emancipate spaventano gli uomini abituati a detenere il potere» «Esse – spiega Settimelli – o attendono e non trovano, o attendono e trovano male, o non attendono e cadono nelle mani più rapaci».
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