Il dormitorio invisibile a Novoli Tra disperazione e violenza

Sul cancello di entrata una scritta in arabo. A terra, tra cartacce e buste di merendine sbiadite dal tempo, c’è del sangue. Lo stradello che da viale Corsica porta al Cas ’L’orologio’ è una sorta di frontiera: costeggia i pannelli del cantiere Tav ed edifici abbandonati, con tetti crollati ed erbacce che fanno da padrone. Di quel posto tutti conoscono l’esistenza, e si fa di tutto per ignorarlo. È un ’non–luogo’ alle porte di Novoli. All’interno ci sono 24 profughi ucraini: per di più nuclei familiari. E a qualche stanza di distanza, ci sono 13 giovanissimi, minori non accompagnati. "Alcune volte hanno scavalcato i muretti che ci dividono dalla struttura – spiega una residente del quartiere –, ma nulla di più. Non abbiamo mai avuto grossi problemi". Chi invece vive le dinamiche interne al centro, racconta di una situazione al limite ormai da tempo.
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