La doppia notte dei tigli

L’autore di "Cristo si è fermato a Eboli" e de "L’orologio" visitò la Germania nel 1959: due anni prima, dunque, che venisse eretto il Muro di Berlino. Tra Monaco e Augsburg, Ulm e Stoccarda, Tubinga e soprattutto “le due mezze Berlino che si rispecchiano, si confrontano, si negano e si completano”, Levi si rivela un viaggiatore curioso e attento, intenzionato a comprendere – dopo gli incendi, le immani distruzioni, le macerie – cosa sia nato dalle ceneri del Reich millenario e dalle sue funeste idolatrie.     Lo accoglie una Germania divisa in due, ambigua e ricca di quelle contraddizioni che lo scrittore torinese mette in rilievo fin dalla scelta del titolo del libro: un verso tratto dal Faust goethiano nel quale, all’apparente serenità della notte stellata cullata dal fruscio dei tigli, subentra il brusco e cupo insorgere della violenza, un incendio che provocherà la morte di due poveri anziani quali Filemone e Bauci.
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