Bettino e quel vae victis tra Italia e Italietta

La storia si sa, la scrivono sempre i vincitori, a volte con l'enfasi e il profumo del trionfo ancora fresco sulla propria pelle ma al contempo con l'onestà intellettuale che rende libero, forte e fiero un popolo e lo fa diventare Nazione, altre volte con quella unica malevola e ipocrita volontà di reclamare vendetta e non giustizia, assetati di quel sangue che la “pietàs” cristiana dovrebbe proteggere sempre e comunque e che invece finisce per inginocchiarsi vigliaccamente davanti al grido, tutto Italiano, “vae victis” anche quando la presunta belva feroce è ormai ridotta a poco più di un pesce rosso malato che nuota dentro un barattolo di vetro!!. La mia riflessione trae spunto dalla visione dello splendido film “Hammamet” che ripercorre gli ultimi anni di vita di uno dei pochi grandi politici Italiani della prima repubblica, un leader carismatico e potente nel momento in cui la dimensione umana prima ancora che quella politica, attraversava il suo personale cammino di sofferenza e dolore.
Bettino e quel  vae victis  tra Italia e Italietta

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