Dal jazz ad Auschwitz andata senza ritorno | sulle tracce di Renato Levi e dell’amico Ezio

Milano – La posa dell’ultima pietra d’inciampo - in via Fatebenefratelli 12 - è accompagnata dalla musica: è la chiusura di un cerchio. In quel civico, in una palazzina che non c’è più, è nato Renato Levi, intellettuale, editore, importatore di musica jazz, proprietario di un negozio di dischi a due passi dalla Scala. Fino alle leggi razziali, fino all’arresto nel dicembre 1943 e alla sua partenza dal Binario 21. Non ha fatto più ritorno da Auschwitz. Per troppi anni Milano l’ha dimenticato. Ottant’anni dopo, un musicologo del Conservatorio di Milano, Luca Bragalini, non solo è riuscito a ricostruirne la storia - documento dopo documento - mettendosi sulle tracce anche del suo amico jazzista Ezio Levi, ma ha unito le due famiglie, che sono arrivate da tutta Italia, da Parigi, dalla Svizzera e persino da Sydney e Londra per ricordarli.
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